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Il ruolo strategico dell’etichettatura di un prodotto

L’etichettatura di un prodotto alimentare ha un ruolo strategico in quanto informa il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, consentendogli di scegliere quello che maggiormente risponde alle proprie esigenze.

Con il termine etichettatura si intende “l’insieme delle menzioni, delle indicazioni, dei marchi di fabbrica o di commercio, delle immagini o dei simboli che si riferiscono ad un prodotto alimentare” e che possono essere applicate sulla confezione o, in mancanza di essa, sui documenti di accompagnamento della merce (D. Lgs. 109/1992, art. 1).

Quali sono i criteri di una corretta etichetta e le indicazioni che devono riportare?

Nell’elaborare il contenuto informativo delle etichette è fondamentale che si rispettino criteri di chiarezza, leggibilità e facilità di lettura, inoltre per i prodotti preconfezionati, le etichette devono obbligatoriamente riportare le seguenti indicazioni (art. 3 del D. Lgs. 109/92):

  1. la denominazione di vendita;
  2. l’elenco degli ingredienti;
  3. la quantità netta o la quantità nominale;
  4. il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
  5. il nome o la ragione sociale o il marchio depositato e la sede del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito nella UE
  6. la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento;
  7. il titolo alcolometrico volumico effettivo;
  8. il lotto di appartenenza del prodotto;
  9. le modalità di conservazione e/o utilizzazione;
  10. origine o provenienza;
  11. la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti.

Alcune delle suddette indicazioni sono assolutamente obbligatorie, altre obbligatorie salvo casi di deroga previsti dalla legge, altre ancora obbligatorie in relazione alla destinazione d’uso.

Per le suddette caratteristiche le etichette alimentari rappresentano un prezioso alleato del consumatore. Saperle comprendere è fondamentale per una scelta consapevole e quanto più salutare possibile.

Alcuni accorgimenti per comprendere al meglio le etichette dei prodotti preconfezionati:

  • Tante più indicazioni sono presenti sull’etichetta e tanto migliore sarà il giudizio alimentare su quel determinato prodotto.
  • Un prodotto di qualità viene valorizzato elencando le sue proprietà nutrizionali e pubblicizzando la natura e l’origine dei suoi ingredienti.

Sapevi che l’ordine degli ingredienti non è casuale?

L’ordine con cui gli ingredienti appaiono in etichetta non è casuale, ma è regolato per legge. In particolare i vari componenti devono comparire in ordine decrescente di quantità. Pertanto, controllando l’ordine degli ingredienti di due prodotti simili si può scegliere quello che tra i due è qualitativamente migliore. 

L’immagine riportata sulla confezione del prodotto ha il solo scopo di richiamare l’attenzione del consumatore e non è necessariamente legata all’aspetto reale del prodotto. Per una scelta consapevole, è importante affidarsi alle etichette piuttosto che alle scritte promozionali.

Scritto dalla Dott.ssa Eleonora Cuofano Biologa Nutrizionista, consulente DCD

I carboidrati: una fonte di energia o un rischio per la linea?

I carboidrati, detti anche glucidi, sono sostanze chimiche composte da carbonio, idrogeno e ossigeno. 

Insieme alle proteine (protidi) e ai grassi (lipidi), fanno parte dei macronutrienti.

I carboidrati rappresentano la fonte primaria di energia per le prestazioni funzionali del nostro organismo e partecipano alla costruzione di strutture essenziali: ricoprono, pertanto, una funzione energetica e plastica.

Le tre categorie

Negli alimenti si possono riconoscere tre principali categorie di carboidrati:

  • zuccheri, carboidrati semplici che si trovano naturalmente in frutta, verdura e latticini. Gli zuccheri più comuni sono lo zucchero della frutta (fruttosio), lo zucchero da tavola (saccarosio) e lo zucchero del latte (lattosio)
  • amido, carboidrato complesso costituito da molte unità di glucosio legate insieme. L’amido si trova naturalmente in cereali, patate e legumi.  In natura è presente in due forme, l’amilosio e l’amilopectina. Solitamente più è alto il contenuto di amilopectina rispetto all’amilosio, più l’alimento risulta digeribile
  • fibra, carboidrati complessi che il nostro organismo non è in grado di utilizzare a scopo energetico, ma la cui fermentazione a livello intestinale da parte della flora batterica è essenziale per regolare l’assorbimento e il passaggio dei nutrienti e per proteggere il nostro organismo da numerose patologie. Esse sono presenti naturalmente in frutta, verdura, cereali e legumi

Il percorso dei carboidrati

Grazie ai processi digestivi, gli zuccheri e gli amidi contenuti negli alimenti vengono scomposti in glucosio che, assorbito dall’intestino, passa nel flusso sanguigno. In seguito, grazie all’azione dell’insulina prodotta dal pancreas, il glucosio entra nelle cellule del corpo dove viene utilizzato per produrre energia.

Il glucosio in eccesso viene immagazzinato sotto forma di glicogeno (carboidrato di riserva del mondo animale), nel fegato e nei muscoli. Il glicogeno viene utilizzato per mantenere l’omeostasi glicemica durante il digiuno.

 Se consumati in eccesso, i carboidrati possono essere convertiti in trigliceridi.

Le Linee guida Nazionali

Secondo le Linee guida Nazionali per una corretta alimentazione, il 45-60% del fabbisogno calorico giornaliero dovrebbe provenire dai carboidrati, almeno i tre quarti sotto forma di carboidrati complessi e non più del 10% sotto forma di zuccheri semplici.

L’importanza dei carboidrati deriva dal fatto che vengono assorbiti e utilizzati dall’organismo molto facilmente, assicurando alle cellule un rifornimento di glucosio e quindi di energia.

Per un’alimentazione equilibrata e per il controllo del peso corporeo, è importante non eliminare i carboidrati dalla propria dieta, piuttosto, prestare attenzione a consumarli in porzioni adeguate ai propri fabbisogni, all’età e all’attività fisica svolta.

Oltre ad attenzionare la quantità di carboidrati è importante considerare anche la qualità degli stessi. Alimenti come dolci, caramelle e bevande zuccherate andrebbero consumate il meno possibile preferendo frutta, verdura e cereali.

Scritto dalla Dott.ssa Eleonora Cuofano Biologa Nutrizionista, consulente DCD

La sindrome dello Yo-Yo: tra caos e perfezione

Se siete tra quelle persone che nel corso della vita hanno fatto innumerevoli diete alternando rigida disciplina, perdita di peso a iperalimentazione e successiva ripresa dei chili persi, fate parte della folta schiera degli yo-yo.

Una moltitudine di uomini e donne (ma più donne), ossessionata dal peso corporeo, che le ha provate tutte pur di raggiungere la forma ideale. Queste persone prediligono le diete restrittive, spesso le chetogeniche che consentono un dimagrimento veloce ma, nel giro di uno o due anni, i chili persi tornano al loro posto e spesso con gli interessi.

Perché “dello Yo-Yo”?

La sindrome dello yo-yo, così chiamata in riferimento al famoso gioco cinese, è una continua oscillazione del peso corporeo, una rapida e drastica alternanza tra perdita di peso e il suo recupero.

Questo avviene di solito in seguito a diete ipocaloriche restrittive che inducono il corpo a posizionarsi in uno stato di “allerta carestia”, cioè tende a conservare le riserve di grasso e a bruciare meno rallentando così il metabolismo. Questo induce a riprendere velocemente peso una volta tornati ad un’alimentazione normocalorica e a rendere sempre più difficile il dimagrimento.

Hai la sindrome dello Yo-Yo?

Infatti, una caratteristica di queste persone sta nel fatto che, avendo seguito numerose diete, diventano dietologi di se stessi: espertissimi di calorie, nutrienti, massa magra e massa grassa, affrontano ogni nuovo percorso con scetticismo e diffidenza. Difficilmente si affidano, tendono a fare di testa loro mescolando schemi alimentari precedenti con quelli nuovi, spesso saltano i pasti per ottimizzare la dieta o per compensare eccessi reali o presunti. Questo stato di cose produce molta frustrazione in chi vive questa esperienza, che spesso si ripete continuamente del corso della vita, dando luogo a un vero proprio circolo vizioso che crea malessere e dal quale non è semplice uscire se non si colgono gli atteggiamenti psicologici sottostanti, che non si riferiscono solo al cibo ma a diverse aree della vita.

Ma quali sono le caratteristiche psicologiche del “Tipo Yo-Yo”??

  1. I tipi yo-yo, come ho già detto soprattutto donne, sono in costante conflitto con sé stesse. Una parte di sé rigida, perfezionista, autonoma, organizzata, si contrappone a un’altra parte caotica, disorganizzata, dipendente, inconcludente.
  2. Hanno un pensiero tutto o niente, bianco o nero. Vogliono tutto subito, non sanno stare nelle sfumature e nel divenire, hanno fretta di avere risultati evidenti in tutte le cose che fanno, sono impazienti e frettolose.
  3. Alternano momenti di carica e fiducia in sé stesse, fino alla maniacalità, con momenti di abbattimento, sfiducia, fino alla depressione.
  4. Spesso sono state bambine buone, precocemente responsabilizzate, che hanno rinunciato ai loro bisogni in favore dei bisogni degli altri. In alcuni casi si sono fatte carico di organizzare il caos della propria madre.
  5. Il tipo yo-yo ha un ideale dell’Io che tende alla perfezione: se non posso essere perfetta, allora sono completamente sbagliata. Le basta “sgarrare” una volta durante la dieta per veder crollare quell’idea di ascetismo e perfezione in cui si rifugia allo scopo di controllare le emozioni (anche queste divise tra positive e negative, giuste e sbagliate).

Indole compulsiva o controllata?

Per lei fermarsi non è possibile e quindi cadere nella deriva degli eccessi e del disordine sarà inevitabile. Questo viaggio negli inferi può durare mesi o anni, fino a quando non si fermerà di nuovo per riprendere il controllo della propria vita. Ma è proprio questo controllo che fa perdere il controllo, il tentativo costante di controllare e reprimere la compulsività a mangiare la rende irrefrenabile: più resisto alle tentazioni e più queste diventano impellenti e travolgenti. (Giorgio Nardone, 2003)

La perfezione è una corda tesa che prima o poi si spezza, per cui è facile saltare da una polarità all’altra, dal tutto al niente.

Cosa può aiutare a fermare questo sali e scendi?

  • Divenire consapevoli del conflitto interiore
  • Disattivare il giudizio
  • Volersi più bene
  • Accettare la propria unicità e rinunciare alla perfezione
  • Ribellarsi più spesso nella vita di tutti i giorni
  • Sviluppare la capacità di regolarsi
  • Imparare a sentire il proprio corpo, il proprio confine, la propria fame, il proprio desiderio

Decidere di farsi aiutare da una/uno psicologa/o può essere il primo cambio di rotta sulla strada dell’equilibrio e del benessere.

Di redazione della Dott.ssa Marzia Vercillo Psicologa e Psicoterapeuta, consulente DCD

Un nuovo corpo per l’estate: come mantenerlo?

I suggerimenti della psicologa.

Molte sono le persone che non trovano nessuna difficoltà a seguire una dieta una volta che lo hanno deciso e che sono sufficientemente motivate. Affermano di aver toccato il fondo e che quindi la risalita è necessaria e inevitabile. Ma capita anche che queste stesse persone siano consapevoli della loro capacità di impegnarsi, ma lo siano altrettanto della loro difficoltà di mantenere i risultati ottenuti nel tempo. E spesso nei colloqui psicologici, mi parlano di questo timore ancor prima di iniziare il percorso di dimagrimento.

L’importanza del mantenimento

Il mantenimento è dunque per molti la parte cruciale del processo di cambiamento, perché rappresenta il graduale rientro alla normalità e se non si sono affrontati gli aspetti psicologici del personale rapporto con il cibo e con il proprio corpo, probabilmente si ripeteranno i comportamenti che hanno condotto al sovrappeso.

Per ovviare a ciò vi invito a farvi le seguenti domande:

  1. Il cibo per me è solo nutrimento e piacere o rappresenta qualcosa di più?
  2. La mia vita ruota intorno a me o intorno agli altri?
  3. A che mi servono i chili in più?

Cos’è il cibo per te?

Il cibo, oltre a essere piacere ed elemento necessario alla vita, spesso diventa fonte di consolazione e gratificazione esclusiva, un automatismo sostitutivo di qualsiasi altra forma di soddisfazione, un tappo per bloccare quelle emozioni ritenute sgradevoli.

Un altro fattore che mette a rischio le buone pratiche apprese in un percorso di benessere è che troppo spesso non si riesce a rimanere centrati sui propri bisogni, e non solo alimentari: c’è sempre qualcosa di più importante da fare, da pensare, da organizzare e nell’affanno della quotidianità si perdono i propri desideri e obiettivi.

“A che le servono i chili di troppo?”

Inoltre, la domanda che faccio sempre nei colloqui, e che lascia spesso un po’ perplessi, è “a che le servono i chili di troppo”? Dopo un iniziale stupore, le rispose che mi vengono date con più frequenza sono: “mi fanno sentire più forte/ più protetta/ a riparo da intimità e sessualità/ più morbida/ più buona/ inoffensiva/ attutiscono i colpi della vita/ sento meno anche il dolore e la rabbia”. Pertanto, se non si diventa consapevoli delle resistenze che si mettono in atto contro il cambiamento, sarà più difficile mantenere i risultati ottenuti nonostante le buone intenzioni.

Il rischio dello “Yo-Yo”?

Per coloro che con impegno hanno intrapreso un percorso DCD, la fine dei trattamenti e l’inizio del mantenimento rappresentano un momento di soddisfazione. Spesso viene vissuto come l’ultimo giorno di scuola e l’inizio di una lunga vacanza dal controllo e dalla bilancia, ma non dovrà esserlo dalle buone abitudini intraprese e dalla consapevolezza del rapporto con il cibo. I risultati ottenuti, l’immagine nuova che lo specchio rimanda, le sensazioni piacevoli di un corpo più sano, non sono un punto di arrivo ma stimolo e motivazione a prendervi cura di voi. Un dimagrimento, piccolo o grande che sia, richiede sempre un cambiamento. Lasciate che non sia solo la vostra taglia a cambiare, ma il rapporto con voi stesse e con gli altri. Se ciò non accade si rischia di cadere in quella che viene chiamata la sindrome dello yo-yo o del tutto o niente, in cui si passa da un periodo di restrizioni a un altro di “abbuffate”.

Ma quale è allora l’atteggiamento mentale giusto da assumere durante il mantenimento?

Le 7 linee guida per mantenere i risultati ottenuti:

  1. Soffermatevi sui vostri bisogni e non su quelli degli altri
  2. Disattivate il pilota automatico che vi porta a utilizzare il cibo come soluzione ad ogni problema
  3. Individuate le situazioni di stress profondo nella vostra vita e affrontatele
  4. Sostituite la frase “io mi controllo” con la frase “io mi regolo”
  5. Sostituite la parola “sgarro” con la parola “scelta”
  6. Il cibo non è un vostro nemico: scegliete il cibo e non lasciate che sia lui a scegliere voi
  7. Non lasciatevi da sole in questa fase: continuate i controlli con le nutrizioniste e continuate, o iniziate, i colloqui con la psicologa, che in questa fase possono essere un valido aiuto a rimanere in contatto con le vostre emozioni e a gestirle in maniera funzionale e creativa.

Godetevi il vostro “nuovo” corpo e la vostra vita!

Scritto dalla Dott.ssa Marzia Vercillo Psicologa e Psicoterapeuta, consulente DCD

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